Ex Ilva. La nota del presidente Confapi Industria Taranto Roberto Palasciano
Gli effetti immediati della crisi ex ILVA sono sull’indotto; l’avvio della procedura di recesso pone a rischio tutte le commesse in fase di lavorazione.
Sono tante le PMI del territorio di Taranto che lavorano per ex ILVA ad essere in allarme e che rischiano di chiudere. Manutenzioni, servizi, trasporti, pulizie industriali e civili, mense : già dal passaggio dalla gestione commissariale all’amministrazione straordinaria, a gennaio 2015, sono andati in fumo 150 milioni di crediti relativi a prestazioni effettuate e non pagate.
Al momento attuale “ballano” circa 50.000.000,00 di crediti che le PMI dell’indotto hanno maturato con A.M., che nel frattempo ha bloccato gli ordini alle imprese.
Fioccano le prime richieste di cassa integrazione; per i lavoratori dell’indotto, che a Taranto sono circa 5.000, il rischio è che non ci siano più lavoro, stipendi, e chissà se ammortizzatori sociali!
Non possiamo permettere un tale reiterato drenaggio di risorse economiche al nostro territorio, alle nostre PMI che stanno agonizzando!
Supportiamo i nostri associati per mettere in essere tutte le misure, compresa la messa in mora di A.M. , atte a scongiurare questo ulteriore sopruso.
Il siderurgico oramai marcia verso lo spegnimento; A. M. ha impostato il percorso che porterà alla serrata dell’impianto che dovrà essere portato a produzione zero.
Riguardo alla exit strategy dall’affitto dell’ex Ilva, c’è il timore che si possano avviare spegnimenti “irreversibili”. Lo spegnimento di un altoforno può comportare ingenti costi per la riaccensione.
Va detto a chiare lettere che A.M. deve lasciare nelle mani dei commissari un sito pronto a riprendere la produzione. una volta che gli impianti saranno portati al minimo della marcia attuale.
L’Ilva deve continuare a produrre.